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CACCIA ALLA VEDOVA NERA

 

Di Carlo Monni & Carmelo Mobilia

 

 

1.

 

 

            Sento il cuore di Natasha balzare mentre riconosce l’uomo che è appena spuntato da un angolo.

-Alexi!- esclama.

            E così questo è il famoso Guardiano Rosso, l’ex marito di Natasha. Il mio senso radar mi rimanda l’immagine di un uomo alto e ben messo. Il ritmo del suo respiro è regolare ed il suo battito cardiaco è appena più veloce del normale.

            Nella sua voce c’è un evidente velo di tristezza:

-Avrei preferito non rivederti in queste circostanze, Natushka.[1] Capisci di certo che non posso lasciar andare te ed i tuoi amici.-

            Non ho bisogno della vista per capire che ci sta squadrando.

-Posso capire la presenza di Devil e nemmeno quella del Soldato d’Inverno mi sorprende in fondo: avevo già capito che era un americano durante il nostro ultimo incontro.[2] Quello che mi sorprende davvero e mi amareggia è la tua presenza… Tenente Yelena Kostantinova Belova.  Mi avevano parlato bene di te ma ora mi chiedo: vuoi disonorare il tuo paese ed il nome di Vedova Nera come ha già fatto mia moglie?-

            La ragazza non replica, ma è Natasha a farlo con voce sferzante:

-Sono la tua ex moglie, Alexi, non dimenticarlo e lascia stare la ragazzina. Stava cercando di fermarci, non che ci sarebbe riuscita, s’intende. Non ho voglia di combattere anche contro di te, lasciaci andare.-

-Non posso.- ribatte lui.

-E se ti dicessi che sono innocente e che mi hanno fatto il lavaggio del cervello per indurmi ad uccidere il Presidente di fronte a testimoni?-

-Ti crederei… ma non cambierebbe niente. Non solo stai cercando di sfuggire alla giustizia della nostra nazione, ma vuoi far evadere il Generale Vazhin che è accusato di tradimento. Non posso lasciar andare nessuno di voi.-

-Ed io nemmeno.- aggiunge Yelena Belova.

            Un ronzio sottile che solo io posso udire mi fa capire che ha attivato il Morso di Vedova nei suoi bracciali e dalla distanza tra il ronzio ed il suo respiro capisco anche che il suo braccio destro è teso nella nostra direzione.

-Yelena…- esclama il Soldato d’Inverno. Nella sua voce amarezza, delusione e qualcosa in più.

-Mi dispiace James.- afferma la ragazza -Ma la mia lealtà va innanzitutto al mio paese.

            Grazie ai miei sensi intuisco ciò che sta per accadere, tuttavia non riesco ad impedirlo: Yelena punta il polso verso Natasha e un minuscolo disco le si attacca alla coscia; emette una scarica taser che la mette K.O.

-Natasha!- grido, arrabbiato con me stesso per non essere riuscito a reagire tempestivamente. Lei cade a terra paralizzata.

            Anche il Soldato d’Inverno pare sorpreso dal voltafaccia della sua amica.

            Non ho il tempo per dire o fare nient’altro perché il Guardiano Rosso cerca di colpirmi con un gancio sinistro che mi avrebbe staccato la testa se non mi fossi abbassato in tempo.

            Le trattative sono saltate. È tempo di combattere o di lasciarci le penne.

 

            L’aeroporto internazionale di Sheremetyevo è uno dei più importanti scali della capitale russa ed è qui che ci ritroviamo io e Candace Nelson dopo un volo senza scalo di nove ore da New York su un jet low cost. Non proprio il massimo per le mie vecchie ossa.

-Qual è il programma adesso, Ben?- mi chiede Candace.

-Andare a riposare un po’ in hotel e poi cercare qualche informazione.- rispondo.

-Se la Vedova Nera è sotto la custodia del F.S.B.[3] quelli non ammetteranno nemmeno di averla presa prigioniera, puoi starne certo.-

-È la giornalista che parla o la teorica del complotto?-

-Toccata, Mr. Urich.- replica Candace sorridendo -Ad ogni modo, è vero che sono fanatici della segretezza e mi viene da chiedermi come abbia fatto a trapelare l’identità dell’attentatrice.-

            Bella domanda ed è una di quelle a cui vorrei una risposta assieme ad un’altra: che fine ha fatto Matt Murdock?

 

            Lo scontro nei sotterranei della Lubyanka continua. I due uomini in rosso si battono tra loro, tenendo un occhio sull’avversario e uno su Natasha, stesa a terra e paralizzata dal taser.

            L’altra Vedova Nera è invece alle prese con l’uomo noto come Soldato d’Inverno, fino a poco fa suo alleato ed amante.

-Non posso crederci, Yelena.- dice l’uomo, evitando un primo calcio e parandone un altro -Hai fatto il doppio gioco per tutto questo tempo?-

-Nessun doppio gioco. Il mio dovere, ripeto, è verso la Rodina. Mi sono unita alla banda di Rogers per fermate te e Zakharov. Finora non ho mai avuto un conflitto d’interessi, ma la mia fedeltà non è mai stata in discussione.-

            Le sue parole feriscono l’anima di Bucky Barnes più di quanto possano fare i suoi colpi. Lei è rapida, precisa e veloce, ma niente che non lui non possa affrontare. In passato è stato lui stesso a formare donne a combattere in quel modo. Ma la freddezza e la determinazione con cui sta cercando di sconfiggerlo lo fa star male.

            Ben diversa è la situazione tra Devil e il Guardiano Rosso. Oltre al gusto in fatto di colore d’abito, i due hanno altro in comune, qualcosa che non avrebbero mai voluto condividere: entrambi infatti hanno condiviso il letto con la Romanoff, ed è lei il “pomo della discordia” tra i due. 

            Forse è per questo che il Diavolo custode di Hell’s Kitchen si batte con maggior ardore.

-Dici di crederle, quando ti ha detto che le hanno fatto il lavaggio del cervello.- afferma Devil -Allora perché insisti nel volerci catturare? Dovresti aiutarci a rintracciare i veri colpevoli!- esclama evitando con attenzione i colpi che il russo cerca di portargli

-Non so cosa c’entri tu e che cosa ci fa qui, americano, ma non sono affari che ti riguardano. Io sono agli ordini del governo russo e non accetto lezioni d’etica da un vigilante. Verrete con me, con le buone o con le ... - riesce a piazzare un pugno che manda Devil al tappeto -... cattive.-

            Intanto, soccorsa da Vazhin, Natasha riprende lentamente coscienza e cerca di tirarsi su.

-Nnnh...– borbotta dolorante.

-Nat, no! - le dice Devil -Non forzarti, non nelle tue condizioni!-

-Non ho bisogno della balia, sono in grado di difendermi da sola...-

-Non essere sciocca, pensa ai bambini! – esclama Matt Murdock.

-Cosa? Che bambini? Di che parla?- esclama il Guardiano, visibilmente sorpreso da quest’affermazione.

            Devil avverte, grazie i suoi ipersensi, che il suo avversario è titubante, e ne approfitta per attaccarlo: afferra i suoi manganelli e ne lancia uno verso la sua gamba sinistra, costringendolo in ginocchio, poi attacca con l’altro, colpendolo ripetutamente, fino ad abbatterlo con un montante.

            Anche il combattimento tra l’altra Vedova Nera e il Soldato d’Inverno subisce una svolta: la situazione di stallo si sblocca quando Yelena acrobaticamente evita un pugno e gli si piazza alle spalle, bloccandone il collo in una presa.

-Colpiscimi. E fallo sembrare vero. gli sussurra in un orecchio.

            Bucky allora l’afferra per le braccia e con un gesto rapido e possente, ruota le spalle e la proietta a terra, eseguendo una perfetta mossa di judo, poi con un gancio sinistro al volto la stende definitivamente.

            La fissa mentre è lì distesa a terra davanti a lui. Impossibile dire cosa gli passi per la testa. Raggiunge Devil al capezzale di Natasha.

-Come sta?– chiede.

-È debole ma sta bene. Dobbiamo portarla via da qui.- gli risponde Devil.

-Posso farcela.- dice lei, ma non bisogna avere dei sensi potenziati per capire che mente.

-Andiamocene.- esclama Bucky.

-Seguitemi. Ho una via di fuga.- dice Natasha, appoggiandosi a Vazhin.

            Devil rimane ultimo, osservando perplesso i loro avversari a terra, privi di sensi. È stato troppo facile. Oppure i suoi sensi hanno captato qualcosa?

 

 

2.

 

 

 

 

            Pochi minuti prima, Steve Rogers e i suoi compagni di squadra – la bella Donna Maria Puentes e il caparbio Jack Monroe alias Nomad – sono caduti vittime di un’imboscata da parte di David Ferrari, quello che doveva essere il contatto fornitogli da Nick Fury e che in realtà li ha venduti al nemico.

            All’interno di un garage vicino a Gorky Park i nostri si sono trovati circondati da una squadra di uomini armati di coltelli.

-Eliminateli!- esclama quello che pare essere il loro capo, l’uomo noto col nome di Vassily Ilyich Ulianov, e immediatamente, la squadra di sicari si lancia sul terzetto, pronta a scuoiarli come animali.

            Sono più numerosi e armati, ma i tre americani non si scompongono e, privati dei loro abiti, si preparano alla lotta.

-FERRARI! SEI UN TRADITORE! COSA DIREBBE TUA SORELLA? – grida furioso Steve Rogers, mentre abbatte con un pugno il primo assalitore.

-Sta zitto!- gli risponde David Ferrari -È stata l’America a tradire me, semmai! E non osare nominare mia sorella!-

-Quando ti avrò messo le mani addosso te la farò pagare!- gli dice Nomad, sferrando un calcio all’addome ad uno dei sicari.

-Io ti conosco!- esclama invece la Puentes rivolta a Vassily -Tu sei uno dei gemelli Ulianov. Lo S.H.I.E.L.D. ha un intero fascicolo sul vostro conto!-

            L’uomo non si stupisce di essere stato riconosciuto, e non si scompone.  Tuttavia, vedere i suoi venire abbattuti come birilli inizia ad innervosirlo.

            La donna ha dichiarato di essere dello S.H.I.E.L.D. ma nel modo di combattere di quei due uomini c’è qualcosa di particolare, soprattutto in quello biondo: affrontate una squadra di ex Spetsnaz armati di coltello non sembra intimorirlo... anzi, pare quasi essere abituato a scontri del genere.

            Il suo modo di combattere è rapido e possente, i suoi riflessi fulminei. Il russo inizia a temere che possa addirittura vincere.

-Andiamocene.- dice rivolto a Ferrari.

-Ma... perché?- chiede quest’ultimo.

-Non discutere, vieni via. C’è qualcosa che non mi convince in quei tre.-

            Il suo tono e il suo sguardo non ammettono repliche. David Ferrari lo segue, e mentre i due si allontanano dal garage, Steve e i suoi abbattono gli ultimi killer.

-Sono fuggiti.- osserva Donna Maria.

-Lo so. Li ho visti scappare, ma non ho potuto fare nulla per fermarli.- le risponde Rogers.

-Vigliacchi maledetti! Hanno provato a farci la pelle e se la sono squagliata! -sbotta Jack.

            L’ex Capitan America si guarda intorno sconsolato. Il doppiogioco del fratello della sua vecchia fidanzata lo ha ferito. O meglio, pensa al dolore che avrebbe inferto alla donna scoprire che il suo amato fratello è in realtà un traditore. Verrebbe quasi da sentirsi sollevati dal fatto che la donna sia morta e non può venire a saperlo. Quasi. In realtà il ricordo di Connie è ancora vivo in lui, e il dispiacere che prova per il suo triste fato oggi fa ancora più male.

-Che facciamo adesso Steve?- domanda Donna Maria.

-Interroghiamo questi uomini, e poi chiamiamo le autorità. Anonimamente s’intende,- risponde spazientito.

-E se fossero loro le autorità?- chiede Jack Monroe.

-Ne dubito. Lavorano sicuramente per i nostri misteriosi nemici e non mi stupirei se fossero su qualche lista nera. Noi e i Russi siamo dalla stessa parte. Peccato che loro non ci crederebbero.-

-Più le cose cambiano, più rimangono le stesse eh?- commenta Nomad.

 

            Questo Soldato d’Inverno è un vero enigma ma Natasha pare fidarsi di lui. Forse si conoscono. Il suo battito cardiaco comunque è costante, non sta mentendo, e non ci sta portando in una trappola.

-Ecco, ci siamo.-dice, mentre sbuchiamo in un vicolo, non troppo lontano dal palazzo della Lubyanka, a dire il vero.

-Che facciamo adesso?-domanda Natasha –Dimmi che avevi un piano.-

-Aspettiamo un amico.- rispondo.

            I miei sensi captano il motore di un’automobile che si avvicina.

-Sta arrivando un’auto!- esclama Vazhin, qualche minuto dopo che io l’ho avvertita.

            Riconosco il battito dell’uomo al volante: è Yuri Petrovitch, il figlio di Ivan, il patrigno di Natasha.         

-È un piacere rivederti, “sorellina”.- dice rivolto a Natasha -Vedo che tu ed il Rosso vi siete portati dietro degli amici.-

-Non ho avuto scelta.- ribatto con un accenno di sorriso -Natasha ha molto insistito e sai che non è facile discutere con lei.-

-Dove andiamo adesso? – chiede Vazhin mentre saliamo in auto.

-Vi porterò in una “casa sicura”, dove potrete riposarvi e decidere il da farsi.- risponde Petrovitch.

            Natasha fissa il Soldato d’Inverno, che non ha detto una sola parola da quando siamo partiti.

- Hai preso molto bene il doppio gioco di Yelena.- gli dice, senza troppi giri di parole, tipico suo.

            Lui non pare scomporsi, il suo battito rimane costante anche adesso.

-Posso solo dirti che le cose non sono affatto semplici come possono sembrare.- dice laconicamente.

-Concordo perfettamente.- aggiungo di rimando.

-Che vuoi dire?- mi chiede lei.

-Anche il Guardiano Rosso non ce la racconta giusta. Sai che ho i “miei metodi” io e posso garantirvi che ha solo finto di perdere i sensi.-

-Ne sei certo? Come fai a dirlo?- mi chiede il Soldato d’Inverno.

-Te l’ho detto, ho i miei metodi. Fidati, è così, ma le sue motivazioni sfuggono pure a me.-

            Natasha non dice nulla.

 

         Yelena Belova apre gli occhi e si trova davanti il Guardiano Rosso accosciato vicino a lei.

-Tutto a posto, ragazza?- le chiede.

            Lei si rialza di scatto e replica:

-Sto benissimo e non chiamarmi ragazza: chiamami Vedova Nera.-

-Se ci tieni tanto…-

-Dove sono finiti la Romanova ed i suoi amici?-

-Spariti purtroppo. Sai, quando sono arrivato, per un attimo ho avuto la sensazione che tu fossi insieme al Soldato d’Inverno.-

-Parli di quello vestito di nero? Non può essere il Soldato d’Inverno. Il Soldato d’Inverno non esiste, è solo una leggenda.-

            O davvero non sa niente o è molto brava a mentire, pensa Alexi Shostakov.

-Che ci facevi qui?- le chiede.

-Quello che ci facevi tu, suppongo.- ribatte Yelena.

            Prima che il Guardiano possa dire altro, arrivano le guardie di sicurezza con le armi spianate.

-Troppo tardi, amici.- dice loro Alexi -Gli uccellini hanno già lasciato il nido.-

            Nessuno di coloro che puntano le armi contro i due eroi in costume sembra aver voglia di scherzare.

 

 

3.

 

 

            Da quel che posso capire la casa sicura in cui ci portano è una dacia poco fuori Mosca.

-È uno dei rifugi segreti dello S.H.I.E.L.D. o appartiene a Kurasov?- chiedo.

            Yuri Petrovitch non mi risponde ed intuisco che è meglio non insistere. Collaborare con il capo della malavita russa deve imbarazzarlo quanto me.

            Appena entrati riceve una chiamata e dice poche parole in Russo, poi si rivolge a noi:

-Devo andare, tornerò presto. Voi pensate a Natasha.-

-Sto benissimo.- replica lei -Ho solo qualche graffio alla mano sinistra.-

-Stoica come al solito, eh?- ribatte Alexei Vazhin. Siediti un attimo che ti do un’occhiata.-

            Lo sento spingerla gentilmente su una poltrona e poi sbendarle la mano sinistra.

-Uhm…- borbotta -I tagli non sono profondi ma è meglio evitare che s’infettino. Sono certo che questa casa ha tutto l’occorrente per il pronto soccorso.-

            Pochi minuti dopo le ferite di Natasha sono ripulite, disinfettate e bendate. Con molta riluttanza lei accetta di stendersi su un letto e riposare. Cerco di non mostrarmi preoccupato ma non posso evitare di esserlo. Quelli come noi non dovrebbero avere figli: è troppo pericoloso. Ormai è tardi per avere ripensamenti, posso solo sperare che tutto vada a bene.

            Indubbiamente Natasha è in grado di suscitare sentimenti forti. Dev’essere per questo che il Guardiano Rosso ha finto di farsi sconfiggere e ci ha lasciato scappare. È ancora innamorato di lei? Non mi sorprenderebbe affatto. Quello che mi sorprende è quello che provo io: sono forse geloso? Meglio non chiederselo.

            Mentre il tempo passa, cerco di distrarmi esaminando i miei compagni: Vazhin è un professionista dello spionaggio che ha imparato a non far trapelare le sue emozioni ma c’è qualcosa in lui, una rabbia repressa che solo io riesco a sentire.

            Le emozioni del Soldato d’Inverno sono più facili da percepire ma non sempre facili da decifrare. Sembra essere a disagio con Natasha, anche se lo nasconde bene, vorrei capire perché. Da quel che ho capito, si sono incontrati solo due o tre volte prima di oggi. C’è qualcos’altro, però, in lui: un tormento interiore, tristezza, preoccupazione. Forse è solo la reazione all’apparente tradimento della sua compagna, ma ho la sensazione che ci sia di più, qualcosa legato al fatto che un americano dell’apparente età di poco più di vent’anni è diventato il più leggendario killer russo degli ultimi sessant’anni.

            Improvvisamente sento arrivare un’auto. La riconosco come la stessa che ci ha portato qui, ciononostante mi irrigidisco immediatamente pronto al peggio e mi accorgo che i miei compagni fanno altrettanto.

            L’auto si ferma e ne scendono tre uomini e una donna. Uno degli uomini è Yuri. La donna chiede in Inglese:

-Dove siamo?-

            Voce melodiosa, accento centroamericano.

-In un posto sicuro.- risponde Yuri mentre si appresta ad aprire la porta.

-Me lo auguro.- replica uno dei due uomini. Accento del Midwest e la sua voce mi è familiare, ma dove l’ho già sentita?

            La domanda perde d’importanza quando mi rendo conto che so a chi appartengono i segni vitali dell’ultimo uomo e la mia reazione è: non è possibile. Ma non mi sbaglio. Nessun altro uomo respira in quel modo. Nessun altro uomo ha quel battito cardiaco: quello è Capitan America, vivo e vegeto.

-Sono i miei compagni di squadra.- dice il Soldato d’Inverno -Il comandante Rogers, Donna Maria Puentes e Nomad.-

            Non so chi sia la donna, ma conosco Nomad, ho già lavorato con lui; è un tipo che tende ad infiammarsi, ma è affidabile.  

            Mentre gli faccio un cenno di saluto, sento lo sguardo di Rogers su di me.

-Salve Devil.- mi dice, stringendomi la mano.

-Comandante... è strano ritrovarsi qui non è vero?- gli dico, ammiccando. Lui mi sorride di rimando. Sa che io so, ma sa pure che me lo terrò per me, proprio come fece lui con la mia identità segreta anni fa, quando me la passavo male[4]. Non ho la minima idea del perché abbia fatto credere al mondo di essere morto e perché abbia rinunciato allo scudo e al ruolo di Capitan America, ma sono felice di sapere che non sia morto.

-Ora che siamo tutti riuniti...- prende la parola Natasha -… dobbiamo elaborare un piano d’azione.-

-Concordo. Ma prima di farlo, devo rivelarvi una cosa.- interviene il Soldato d’Inverno -Le cose non stanno come sembrano: Yelena non ha tradito. Sta facendo il doppio gioco per conto nostro.-

-Ne sei certo?- chiede Nat.

-Assolutamente. All’inizio mi aveva sorpreso, lo ammetto, ma poi mi ha chiesto di stenderla. È dei nostri, ve lo garantisco.-

            La rivelazione sorprende Vazhin, Yuri e Natasha, lo sento chiaramente dai loro battiti, ma non Rogers e i suoi compagni. Evidentemente nutrono fiducia nella loro compagna. 

            Durante il combattimento contro il Guardiano ero troppo occupato a battermi per prestarle attenzione, ma ho chiaramente avvertito che il suo cuore per un momento ha vacillato.

            Quella donna è evidentemente combattuta. Spero che la fiducia che nutrono in lei sia ben riposta.

 

         Il Quartier Generale del G.R.U.,[5] il servizio segreto militare russo, è noto con il nomignolo di Acquario per ragioni che ormai pochi ricordano. Yelena Belova, la Vedova Nera ufficiale del Governo Russo, non ci torna da quando ha cominciato la sua missione negli Stati Uniti, il che coincide anche con l’ultima volta che ha incontrato il Vice Direttore, il Vice-Ammiraglio Arkady Pavlovitch Bezukhov, lo stesso che siede alla scrivania davanti alla quale lei è in piedi impettita.

-Ottimo lavoro, Tenente Belova.- le dice -È riuscita a salvare la sua copertura sia con il Soldato d’Inverno che col Guardiano Rosso e questo è molto importante per noi. Il suo ruolo di infiltrata nei cosiddetti Vendicatori Segreti ci dà un enorme vantaggio sugli altri servizi, vantaggio a cui non intendo rinunciare.-

            Il volto di Yelena è impassibile mentre risponde:

-Ho fatto solo il mio dovere, Compagno Ammiraglio.-

-In modo ammirevole finora. Le informazioni che ci ha passato sulle attività di questa task force segreta sono molto preziose ed è importante che lei continui adesso. Si è fatta qualche idea su questa faccenda?-

-Posso parlare liberamente?-

-Ma certo.-

-Credo che la Romanova dica la verità e che qualcuno le abbia fatto il lavaggio del cervello per spingerla ad assassinare il Presidente ed il Primo Ministro. Non è da lei farlo in modo così… goffo. Questo mi ha ricordato l’affare Vedova Rossa. In quel caso una nostra agente era stata condizionata per uccidere il Presidente Americano ed i primi due in lista per la sua successione allo scopo di mettere alla Casa Bianca un Presidente fantoccio e gettare tutta la colpa degli omicidi sul nostro paese.[6] Forse la stessa organizzazione sta tentando la stessa cosa a parti invertite. La Romanova è il capro espiatorio ideale vista la sua storia ed il suo legame con lo S.H.I.E.LD.-

-Mi sta forse suggerendo di indagare sul Presidente del Consiglio della Federazione e su quello della Duma di Stato,[7] Tenente Belova?-

-Non credo che lei abbia bisogno dei miei suggerimenti, Compagno Ammiraglio.-

-Se fossimo noi a smascherare un complotto simile ed i suoi autori mentre quell’inetto di Menikov insiste nella sua caccia alla Romanova, sarebbe un bel colpo per noi ed un brutto colpo per l’F.S.B. non c’è dubbio.-

            Nella voce di Bezukhov c’è un’evidente soddisfazione.

-Cosa vuole che faccia?- chiede Yelena.

-Tutto quello che può per scovare i veri colpevoli e rassicuri anche i suoi amici che è sempre dalla loro parte. Lei è una risorsa troppo preziosa per rinunciarci adesso.-

            Qualunque cosa passi per la mente di Yelena, lei riesce a nasconderlo bene.

 

            Un altro palazzo, quello della Lubyanka, un altro ufficio, quello del Direttore Vladimir Maksimovitch Menikov, dove si sta svolgendo una scena molto simile.

-Dimmi perché dovrei credere che non sei complice della Romanova, Guardiano.- dice un infuriato Menikov -Hai ignorato i miei ordini e steso due guardie che volevano impedirti l’accesso alle celle.[8] Potresti essere stato tu a farla uscire dalla sua cella e non due fantasmi come Devil e nientemeno che il Soldato d’Inverno… e lo stesso vale per Vazhin.-

-Non voglio certo dirti a cosa credere, Compagno Generale.- replica il Guardiano Rosso con una punta di sarcasmo nella voce -Ma rifletti: ammetto di aver agito impulsivamente perché volevo vedere Natasha… parlarle… ma se il mio scopo fosse stato farla fuggire, perché sarei rimasto ad aspettare l’arrivo delle guardie? Sarei scappato con lei. E poi… la Vedova Nera, la nostra Vedova Nera, ha confermato il mio racconto. Mente anche lei? Non è certo un’amica di Natasha, mi pare.-

            Menikov tace riflettendo, poi, alla fine, dice:

-Va bene, Guardiano, puoi andare, ma considerati consegnato e ti avverto: non interferire con la caccia ai traditori Romanova e Vazhin… ed ora consegnami lo scudo.-

-Cosa?-

-Hai sentito bene. Voglio essere certo che tu non usi questa proprietà dello Stato in modo inappropriato.-

-Se la cosa ti fa tanto felice, Compagno Direttore…-

            Con gesto teatrale il Guardiano Rosso getta il suo scudo sulla scrivania e volta le spalle a Menikov. È appena uscito dall’ufficio che dalla porticina laterale           entra una donna dai capelli ramati tagliati corti e occhi azzurri che indossa una tuta aderente bianca con disegnato un ragno nero all’altezza del seno sinistro.

-Immagino tu abbia sentito tutto.- le dice Menikov -Che ne pensi?-

-Il Guardiano Rosso è un bravo combattente: onesto e leale ma è troppo sentimentale ed il sentimentalismo è un lusso che non possiamo permetterci in questo lavoro.- risponde, fredda, la donna.

-Un lusso che tu non ti concedi mai, giusto?-

-Ho un lavoro da fare e lo faccio al meglio.-

-Sei la migliore eliminatrice che l’F.S.B. abbia mai avuto ed il bersaglio che avrai stavolta è forse il più impegnativo di tutti: nessun processo pubblico per la Romanova, quando l’avrai trovata, uccidila.-

-E se il Guardiano Rosso interferisse? Le ho già detto che è un sentimentale ed ha quest’idea romantica che bisogna giocare pulito e leale. In più è quasi certamente ancora innamorato della Romanova. Nel suo dossier ho letto che già una volta si è fatto quasi uccidere per salvarle la vita.[9] Non resterà a vederla uccidere senza far niente.-

            Ancora una volta Menikov resta silenzioso a riflettere. Infine guarda la sua interlocutrice negli occhi e dice:

-Se dovesse provare ad interferire e non ti lasciasse altra scelta, uccidi anche lui.-

 

 

4.

 

 

            Dopo una notte di sonno un po’ agitata scendo a fare colazione e trovo Candace già ad aspettarmi.

-Sei mattiniera, vedo.- le dico sedendomi davanti a lei.

-Lo sono da sempre e il materasso troppo duro è stato un incentivo ad alzarmi. Qual è il programma della giornata?-

-Il solito: fare domande in giro sperando di trovare risposte. A questo proposito, è vero che, come dice Robbie, conosci il Russo?-

            Lei si stringe nelle spalle.

-Ho frequentato per un po’ un addetto alla Missione russa all’ONU. Mi ha dato qualche lezione quando non eravamo impegnati a fare altro- risponde.

            Con Candace non si sa mai quanto sia seria. Quanto suo fratello è serio e posato, tanto a lei piace giocare il ruolo dell’anticonformista disinibita.

            Improvvisamente noto una donna che è appena entrata nel salone, alta, slanciata, capelli scuri ed elegante tailleur scuro con gonna appena sopra al ginocchio. Non è solo perché è attraente che il mio sguardo si sofferma su di lei, ci sono altri due buoni motivi: il primo è che dopo essersi guardata un attimo intorno viene sparata verso di noi, ci stava cercando, ed il secondo è che il mio occhio attento ha notato il rigonfiamento della sua giacca, è armata.

-Mister Ben Urich e Miss Candace Nelson, giusto?- ci chiede in un Inglese pressoché impeccabile -Il mio capo vuole invitarvi a fare colazione in un luogo migliore di questo, a sue spese, naturalmente.-

-E se non volessimo accettare questo gentile invito?- ribatte Candace.

            La donna fa un sorriso che forse vorrebbe essere cordiale ma che ha un che di inquietante.

-Il mio capo non ama ricevere un no come risposta.- replica -Se temete per la vostra incolumità, voglio rassicurarvi: nessuno vuole farvi del male.-

            Io e Candace ci scambiamo un rapido sguardo d’intesa. È chiaro che siamo curiosi entrambi. Alla fine sono io a parlare:

-Ci conduca dal suo capo, Miss…-

-Brement, Yelena Brement.- si presenta infine.

            La seguiamo all’esterno dove ci aspetta una limousine Mercedes del tipo più extralusso in circolazione. Saliamo e lei prende posto accanto a un uomo dai capelli e barba neri e abbondantemente spruzzati di bianco che ci sorride affabilmente ed in un Inglese lievemente accentato ci dice:

-Sono felice di conoscervi, Mr. Urich e Miss Nelson. Leggo sempre volentieri i vostri articoli sul Daily Bugle quando mi trovo a New York. Io sono…-

-So benissimo chi è lei.- lo interrompo -Alexander Lukin, Presidente della Kronas Inc., una multinazionale dell’energia.-

-Aleksandr Lukin.- mi corregge -Mi compiaccio di vederla ben informato.-

-Sono un giornalista e da buon giornalista mi chiedo perché ha voluto vedere me e la mia collega con tanta insistenza.-

            Lukin sorride ancora affabilmente ma non so perché mi ricorda uno squalo:

-Perché voglio offrirle una possibilità che spaventerebbe molti giornalisti russi: quella di smascherare uno dei più importanti scandali politici della Federazione Russa. Che ne dice?-

-Che ha tutta la mia attenzione.-

 

            Il suo nome è Michael Walter Rogers e stando a quanto afferma è un lontano parente dell’originale Capitan America, cosa non difficile da credere vista la loro straordinaria rassomiglianza. Questo Rogers, però non lavora per la pace e la giustizia ma è a capo di un’addestratissima banda di mercenari alcuni dei quali super potenziati. La loro missione attuale: uccidere il Presidente ed il Primo Ministro della Federazione Russa, un compito che lo ha portato qui nella famosa Piazza Rossa di Mosca.

            I suoi documenti, assolutamente falsi, lo identificano come William Naslund, americano in vacanza. Il piano originale prevedeva che lui ed i suoi compagni si facessero passare per un petroliere texano ed il suo staff ma dopo l’evasione della Vedova Nera ha deciso di cambiare strategia: è vitale che la Romanoff ed i suoi allearti si prendano la colpa dei delitti.

            Passeggia per la piazza Rossa camminando senza dare nell’occhio, col bavero del cappotto alzato e il colbacco in testa, che gli copre le orecchie e l’auricolare al suo interno.

- Frank. Sei in posizione?- dice parlando al microfono nascosto.

<<Affermativo.>> gli risponde Frank Bohannan, alias il mutante cibernetico Crimson Commando << Dalla mia postazione tengo sott’occhio il Cremlino. Non appena l’auto presidenziale si fa vedere, gli sparo il confettino che gli ho preparato. Credimi, l’impatto la ridurrà ad una lattina schiacciata.>>

- Ottimo. Iron Maiden?

<<Sono alla casa bianca, come da procedura. Sono mascherata da membro della sicurezza. Ho evitato la perquisizione. Mi avvicinerò al primo ministro e lo squarterò come un capretto.>>

- Gail?

<<Davanti a te, dall’altra parte della piazza.>> risponde la Runciter.

- Bene ragazzi.  Tutto procede come da previsioni. Attenetevi al piano e andrà tutto...- la frase gli muore in gola, a causa di due uomini che vede camminare al centro della piazza: non riconosce quello coi capelli rossi, ma il volto del biondo di poco più alto lo riconoscerebbe fra mille: è quello di Steve Rogers.

           

            Il freddo di Mosca mi penetra nelle ossa. Coi miei ipersensi è difficile non avvertirlo, pure avvolto da questo pesante cappotto. Anche Rogers lo soffre, ne sono sicuro, ma non lo mostra minimamente. Probabilmente è più abituato di me a sopportarlo. D’altronde, come Capitan America ha combattuto sul fronte russo durante la seconda guerra mondiale.

            Il che mi fa venire in mente di fargli una domanda che, ora che siamo lontani da orecchie indiscrete posso porgli liberamente e che, sono sicuro, non gli giunge di certo inaspettata:

-Senti ... Steve, penso che comprenderai il motivo per cui te lo chiedo ma...  perché? Voglio dire: perché abbandonare il tuo ruolo e fingere addirittura la tua morte?-

            Lui sospira ed ho la sensazione che se potessi vedere il suo viso lo vedrei velato di tristezza. Alla fine risponde con una domanda:

-Hai mai desiderato smetterla con questa vita?-

-Molte volte.- ammetto -In una di queste ho anche finto la morte del mio alter ego proprio come te.[10] Non ha funzionato come vedi.-

-Era un brutto periodo per me.- continua Rogers -Ero profondamente disilluso e convinto che fosse ora di passare la mano a qualcuno con un approccio più fresco ma a quanto pare non so stare lontano dai guai. Ma cambiamo argomento: dunque stai per diventare padre…-

            Mi sento in imbarazzo, ma gli rispondo ugualmente:

-Non sai quanto sono nervoso. Diventare padre ti cambia la vita... di due gemelli, poi... e poi Natasha la conosci; non è tipa da stare sul divano a farsi crescere il pancione. Non so come abbiamo fatto a convincerla a non venire in missione, è così caparbia. Nelle sue condizioni sarebbe meglio evitarli certi stress, ma da quando abbiamo messo piedi qui in Russia gliene sono capitate di tutti i colori. Impazzirei se le succedesse qualcosa, a lei o ai bambini.-

- Ti capisco. Sai, di recente sono venuto a sapere di avere una figlia di sei anni. Sua madre... beh, è una del giro, con lo stesso “caratterino” di Natasha…-

            Ci scambiamo un sorriso d’intesa. Evidentemente, entrambi siamo attratti dalle donne dalla forte personalità.

- E da allora…- riprende -… vedo il mondo sotto un’altra prospettiva. Io…-

            Il suo cuore aumenta i battiti. Ha visto qualcosa che lo ha sconvolto.

            Mi concentro e sento dall’altra parte della piazza un altro battito accelerato.

-Chi hai visto? – gli chiedo.

-Un terrorista…  La sua presenza non può essere casuale. Dev’essere coinvolto in qualche modo in quanto successo a Natasha. Preparati a combattere!- dice col solito tono che non ammette repliche, e si disfa del cappotto correndo in direzione del suo avversario.

            Mi disfo anche io dei miei abiti e indosso la mia maschera; voglio seguirlo, ma il radar percepisce la figura di una donna che corre verso di loro, con intenzioni non amichevoli.

            Dev’essere una complice del terrorista di cui parlava. Le taglio la strada e le impedisco di raggiungerli. Lei mi ringrazia cercando di decapitarmi con un calcio. Anche Rogers incrocia i pugni col suo avversario.

            Le cose si sono appena complicate.

 

 

5.

 

 

            Nell’attico di un palazzo del centro di Manhattan due uomini ed una donna stanno discutendo di qualcosa d’importante.

            Il primo a parlare è un uomo imponente, più muscoli che grasso, dai capelli neri come il suo vestito.

-Adesso che si è fatto smascherare dall’Uomo Ragno,[11] quell’idiota di Kingsley è diventato una seccatura ancora maggiore.-

-Non chiamarlo idiota, Jimmy.- replica un uomo più giovane vestito di bianco con una rosa rossa all’occhiello -Kingsley è un uomo pericoloso, ho imparato a conoscerlo bene… e a temerlo… quando lavorava per me ai tempi in cui lui era appena diventato Hobgoblin ed io ero la Rosa.[12] Non è pazzo come lo era Osborn ai suoi tempi ma ci va molto vicino.-

-Tuttavia, forse, possiamo sfruttare la cosa a nostro vantaggio.- interviene la donna, lunghi capelli biondi, fisico da supermodella, abito firmato senza maniche ed occhiali scuri a coprire gli occhi.

-Che intendi dire?- esclamano quasi all’unisono Richard Fisk e Giacomo “Jimmy Six” Fortunato.

-Ora Kingsley dipende da voi per restare libero.- risponde Cheryl Mondat -I suoi seguaci sono in fuga o in galera. Dovrà accettare il vostro prezzo se vuol continuare i suoi affari.-

-E so già cosa chiedergli.- replica Richard con un sorrisetto soddisfatto.

 

             Il colonnello del KGB Bielorusso Aliaksiej Aliaksiejvich Ramanchuk rientra nella dacia messagli a disposizione durante il suo soggiorno in Russia. Quello che in pochissimi sanno è che il vero colonnello Ramanchuk è stato assassinato ed il suo posto è stato preso da Andrei Andreievitch Rostov, nome in codice Agamennone, ex agente segreto russo, ex terrorista internazionale ed attualmente uno dei capi del complotto contro i vertici del potere russo.

            Ha appena varcato la soglia del salotto che sente qualcosa di metallico contro la nuca.

-Bentornato Andrei.-

            Lui conosce bene quella voce e la donna a cui appartiene. Sono stati amanti prima di diventare mortali nemici.

-Natasha… pensavo fossi fuggita dalla Russia.- replica tranquillo.

-Eppure dovresti conoscermi, Andrei, io non mollo mai.- le dice lei con una voce indurita -So che è colpa tua. So che ci sei tu dietro tutti i miei casini.-

-Puoi provarlo?- le risponde lui, con tono sprezzante.

- Non giocare con me!!! Lo so che sei stato tu!! Ma adesso basta, è finita! Mi scagionerai, mi ridarai la mia vita! –

-Tu sei pazza, ragazza...  sei il capro espiatorio perfetto! Una spia che si è venduta agli americani... “sapeva come muoversi, conosceva tutti i nostri segreti, i nostri modus operandi... era impossibile prevedere le sue mosse!” il tuo profilo combacia perfettamente col ritratto del perfetto colpevole!- dice lui sogghignando.

-BASTARDO!- grida furiosa Natasha, cercando di colpirlo con un calcio che Rostov però para senza problemi.

-Esecuzione perfetta, Natasha, mi compiaccio. Sei sempre stava la mia allieva più brava...-

-Sta zitto!– risponde lei.

            Maestro e allieva si battono, come tante volte hanno fatto in passato durante l’addestramento, ma questa volta le cose sono diverse. La Vedova Nera porta colpi alla gola e ai genitali, con l’intento di fare danni permanenti e di porre subito fine allo scontro.

            Rostov li evita, conoscendo bene le mosse della donna; colpisce proprio dove lui si aspettava che lei lo colpisse. D’altronde, non le aveva insegnato tutto lui?

            Un pugno, un calcio, una schivata, una parata... tutto procede come una coreografia ma, vuoi perché Rostov è invecchiato, vuoi perché ha sottovalutato la rabbia della Vedova, all’improvviso la donna riesce a piazzare un colpo, un calcio allo sterno che scaglia il suo vecchio istruttore contro la parete.

-In piedi! Alzati! Non abbiamo ancora finito!- urla Natasha.

-Sei migliorata parecchio, mia cara zarina... credo di essermi arrugginito... temo di aver bisogno di aiuto per sistemarti.-

            Uno schiocco di dita e due uomini entrano nella stanza. Natasha li riconosce subito: sono i gemelli Ulianov.

            All’improvviso la situazione si è ribaltata. Il vantaggio conquistato da quel colpo viene annullato dal numero degli avversari.

            Ora la Vedova Nera è sola contro tre.

            Forse dovevo dar ragione a Matt e restarmene in disparte, per una volta, pensa la donna tra sé e sé.

 

            Chiunque siano è decisamente gente tosta. Rogers ed il suo avversario sono praticamente in stallo. Da quel che mi rimandano i miei supersensi, pare che conoscano le stesse mosse.

            Della donna davanti a me posso dire che è abbastanza giovane ed in buona forma. Da come si muove mi sembra evidente che ha ricevuto l’addestramento tipico dello S.H.I.E.L.D. ma io sono stato addestrato da gente più in gamba.

            Il suo battito accelera e cerca di estrarre dalla fondina una pistola. Da questa distanza non occorre avere la mira di Bullseye per colpirmi ma grazie ai miei ipersensi sono un passo davanti a lei Estraggo il mio manganello e prima che possa puntarmela contro riesco a fargliela volare via dalla mano con un colpo ben piazzato.

-Ma come hai fatto?- esclama sorpresa.

            Vorrei risponderle con una battuta, quando avverto la presenza della polizia e del servizio di sicurezza presidenziale che accorrono verso di noi.

-È lui, Devil! Va preso vivo!-[13] urla uno.

            Non conosco il russo ma mi pare evidente che ce l’hanno con me; secondo le autorità, sono ricercato per complicità nell’attentato al Presidente.

            Altri  uomini della sicurezza portano in salvo il Presidente, scortandolo lontano. Sento la sua auto prendere velocità.

- Devil! Non perdere di vista la donna!- mi grida Rogers, mentre veniamo circondati da un piccolo esercito.

            Cerchiamo di metterli fuori combattimento senza far loro troppo del male e contemporaneamente di non perdere le tracce dei due veri terroristi, quando all’improvviso lo sento.

-Frank. Adesso!- dice l’avversario di Steve.

            Il senso radar capta un proiettile che taglia l’aria. Punta verso l’auto presidenziale.

 

 

            CONTINUA SU THE OTHERS #48

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

            Quest’episodio, eccezionalmente scritto a quattro mani è il primo di una trilogia russa che si snoderà anche su The Others #48 e Vendicatori Segreti  #29 e che vedrà Devil, due Vedove Nere, i Vendicatori Segreti, il Guardiano Rosso, la Guardia d’Inverno “Oscura” ed altri avversari spietati con in palio la pace mondiale o giù di lì. Non mancate di seguirci.

            Nel prossimo episodio: il Coordinatore è stato smascherato ed il resto del mondo criminale newyorkese non intende rimanere a guardare. Richard Fisk dovrà prendere decisioni difficili che coinvolgeranno Devil e la Vedova Nera.

 

 

Carlo & Carmelo



[1] Vezzeggiativo di Natalia in uso tra persone che condividono una certa intimità,

[2] Su The Others #44.

[3] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti, Servizio di Sicurezza Federale che si occupa della sicurezza interna della Federazione Russa

[4] Daredevil Vol. 1° #233 (In Italia su Fantastici Quattro, Star Comics, #43).

[5] Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie, Direttorato Principale Informazioni.

[6] Lethal Honey #16/19.

[7] Rispettivamente la Camera Alta e la Camera Bassa del Parlamento Russo.

[8] Su The Others #47.

[9] Su Avengers Vol. 1° #44 (In Italia su Thor, Corno, #52/53).

[10] Avvenne su Daredevil Vol. 1° #41 (In Italia su Devil, Corno, #38).

[11] È accaduto sull’Uomo Ragno MIT #95. Non l’avete letto? Vergogna! -_^

[12] Tantissimo tempo fa, credeteci.

[13] Tradotto dal Russo